Introduzione al Reverse Factoring
Il credito di filiera, e in particolare il Reverse Factoring, rappresenta un’opportunità significativa per le PMI, migliorando il flusso di cassa a breve termine e agevolando la transizione digitale ed ecologica. Nonostante i vantaggi evidenti, la sua adozione rimane ancora limitata.
Cos'è il Reverse Factoring?
Il reverse factoring, noto anche come “factoring indiretto” o “credito di filiera”, è uno strumento finanziario che consente a un’azienda (il debitore) di ottimizzare la gestione dei propri pagamenti ai fornitori. A differenza del factoring tradizionale, dove è il fornitore a cedere i crediti a un istituto finanziario (il factor), nel reverse factoring è il debitore a stabilire un accordo con il factor.
Questo permette ai fornitori di ricevere un pagamento anticipato sui crediti, con condizioni finanziarie più favorevoli, grazie alla solidità creditizia del debitore. In pratica, il debitore si impegna a pagare il factor alla scadenza concordata, mentre i fornitori possono beneficiare di liquidità immediata. Questo meccanismo migliora la gestione del capitale circolante per entrambe le parti, rafforzando la filiera e favorendo la sostenibilità finanziaria.
Come il Reverse Factoring supporta la trasformazione digitale e la sostenibilità?
Il Reverse Factoring prevede un accordo tra un operatore finanziario (factor, solitamente una banca o un investitore) e un’azienda principale della filiera (grande debitore).
Le imprese fornitrici cedono al factor il credito vantato, ottenendo liquidità a un tasso di interesse vantaggioso rispetto alle alternative tradizionali.
Sebbene non immediatamente evidente, il reverse factoring offre notevoli vantaggi in termini di ESG e innovazione.
La gestione della tesoreria diventa estremamente ordinata: al momento dell’emissione della fattura l’impresa riceve il pagamento dal factor, migliorando il working capital e facilitando una più precisa allocazione delle risorse per la crescita, la digitalizzazione e la sostenibilità; la liquidità immediata consente inoltre di garantire pagamenti puntuali ai fornitori, ottimizzando l’intera filiera.
Inoltre il Reverse Factoring è uno strumento strategico per la pianificazione della spesa e la mitigazione dei rischi di mercato. Il factor, gestendo i flussi di denaro, segnala tempestivamente eventuali problemi di pagamento da parte dei debitori permettendo all’impresa di interrompere la fornitura e diversificare i clienti.
Grazie al factor, l’impresa accede a informazioni di mercato più qualificate e dettagliate, inclusi dati provenienti da centrali rischi e compagnie assicurative, ottenendo una visione più chiara della situazione di tutti gli attori della filiera.
La scarsa diffusione del Reverse Factoring tra le PMI
Nonostante i numerosi vantaggi, il reverse factoring è ancora poco utilizzato dalle PMI italiane. Secondo Assifact, solo circa 31.000 imprese lo adottano, e il 29% non ne conosce nemmeno le caratteristiche (dati illimity Bank). Un’indagine su 350 aziende con fatturato superiore a 2 milioni di euro ha rivelato che l’89% non utilizza il factoring, ma un quarto si dichiara aperto a valutarlo dopo adeguate informazioni.
Questa scarsa adozione è probabilmente dovuta a un retaggio culturale che associa il factoring a situazioni di difficoltà aziendale.
Oggi, invece, anche grandi aziende utilizzano questo strumento, dimostrandone l’efficacia e la versatilità, anche e soprattutto per le PMI che potrebbero trarne i maggiori benefici.
Affrontare questioni complesse richiede visione e metodo: approfondiscile insieme, con un approccio concreto, riservato e trasparente.




